Zamparini: "Recoba mi è rimasto nel cuore, seguo ancora il Venezia. L'Unione però fu un errore, il tifo campanilistico e il derby non si possono cancellare"

19.07.2021 14:19 di  Davide Marchiol  Twitter:    vedi letture
Zamparini: "Recoba mi è rimasto nel cuore, seguo ancora il Venezia. L'Unione però fu un errore, il tifo campanilistico e il derby non si possono cancellare"
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© foto di Gabriele Di Tusa/TuttoPalermo.net

Ai microfoni del Gazzettino l'ex patròn del Venezia Maurizio Zamparini ha parlato della promozione in Serie A dei Leoni, ricordando anche gli anni della sua presidenza. Queste alcune delle sue dichiarazioni.

«Mi ha fatto piacere, molto. L'ho sempre seguito, anche quando era in serie C. Mi sono stupito che abbia centrato la promozione, perché non era la squadra favorita. Il grande merito va alla società e soprattutto all'allenatore, che è molto bravo: per metà è opera sua».

Il giocatore che gli è rimasto nel cuore.

«Direi Recoba, che è stato il vero grande campione che abbiamo avuto a Venezia. Poi ci sono stati tanti altri giocatori forti, ad esempio Maniero. Ricordo sempre la partita con l'Empoli e la straordinaria rimonta da 0-2 firmata da lui e il Chino. Ma ricordo volentieri anche un attaccante fortissimo ai tempi della C2, Stefano Marchetti: ora, dopo Sartori dell'Atalanta, è il miglior direttore sportivo d'Italia».

Allenatori.

«Li ricordo tutti volentieri. Molto bravo è stato Zaccheroni, così come Spalletti e Prandelli. È stato abbastanza bravo Ventura, che poteva contare su una punta forte come Vieri che presi ventenne, ma che aveva il difetto di giocare in un solo modo. Mi sono inventato Iachini, che misi al posto di Prandelli dopo cinque sconfitte consecutive: rimanemmo ultimi, però Iachini ha dimostrato nel tempo di essere un ottimo tecnico. Novellino è un altro che ha fatto benissimo, ci ha portato in serie A».

L'Unione.

«È stata la più grande cavolata della mia vita. Ho sottovalutato l'aspetto emotivo del calcio: il tifo del campanile, il derby tra veneziani e mestrini, non può essere cancellato. Abbiamo superato tutto con i risultati e andando in serie A, ma avevano ragione a massacrarmi. Fu un calcolo aritmetico. Volevo fare del Venezia un grande club, in centro storico c'erano 60mila abitanti, in terraferma 200 mila: pensavo che unendoli in un grande bacino di utenza fossero tutti contenti. Invece fu un errore, chiedo ancora scusa. Tornassi indietro non con lo rifarei».

Addio a Venezia.

«Lasciare Venezia fu un mio grande errore, se tornassi indietro non lo rifarei. Ma ero esacerbato, mi insultavano solo perché ero un imprenditore: c'era l'avversione dei centri sociali di Casarini con striscioni, proteste, addirittura con atti violenti, come quando entrarono in sede minacciando i miei dirigenti, cosa che non mi sarei mai aspettato. Se lo città lo consente, pensai, allora me ne vado. Ma sono pentito di quella scelta, fu un errore lasciare questa piazza unica, da friulano mi sento cugino dei veneziani».

I pullmini, che i tifosi non gli perdonano.

«Sbagliano e mi spiace lo pensino. Ma il Venezia non poteva permettersi in B giocatori come Maniero e gli altri appena retrocessi: io li comprai versando 20 miliardi di lire e regalando la società a Dal Cin, con in cassa 4 miliardi di attivo e zero debiti. Tra l'altro con il fallimento dovetti pagare di tasca mia la fideiussione da 2,5 miliardi che avevo firmato all'epoca. In totale a Venezia ho lasciato qualcosa come 50 milioni di euro, senza ricevere nulla in cambio, neanche la gratitudine».

Ritorno al Penzo.

«Come no, arrivare in barca allo stadio è sempre uno spettacolo impagabile».