Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

18.05.2021 11:56 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

VENEZIAMESTRE – LECCE 1 – 0

BUONA LA PRIMA

Napoleone Bonaparte, personaggio ricordato da queste parti con meno simpatia dell’esperienza unionista di Mauro Bressan, sosteneva che due sole cose erano in grado di unire gli uomini: l’interesse e la paura. Per non scostarci da Sant’Elena e dando per evidente il nostro interesse per le sorti del VeneziaMestre, 
non possiamo dire che la paura abbia serpeggiato nei nostri animi colmi di speranza, mentre è certo abbia fatto ripetutamente capolino, indigesta come una pizza all’ananas, tra le fila salentine. Forse non c’è stata paura da parte nostra né tantomeno della squadra, perché quando te la sei fatta veramente sotto è difficile prendere un nuovo spavento, almeno nell’immediato. E la precedente partita con il Chievo è stata come vivere una tragedia greca, seppur fortunatamente con il finale di una puntata di Peppa Pig. No, non siamo stati gli invitati d’onore ad un revival di una dance hall salentina di inizio decade scorsa. Non abbiamo ballato reggaeton, nemmeno in salsa messapica, mischiato a pizzica ed una buona dose di tamarraggine. Ci sarà ancora tempo di sperare, tifare, soffrire, dopo la serata fresca ma decisa del Penzo. Una serata in cui l’Unione ha giocato un primo tempo sontuoso, contando sul proprio bilancio offensivo tre clamorose occasioni da gol dopo 15 minuti. Neanche un minuto sull’orologio e Johnsen, schierato dal primo minuto al posto del nostro cosciutissimo Di Mariano, inaugurava la sua partita da Balletto dell’Opéra di Parigi con un tiro felino e rimbalzino sul primo palo, che trovava Gabriel ancora una volta in versione mago. Vita ingrata, proprio la coscia fidiaca del siciliano sarebbe servita pochi minuti dopo, al posto di quella sfortunata di capitan Modolo, la cui unica colpa fu quella di arrivare sul pallone un battito d’ali di colibrì più tardi, quanto pasta per mandare la sfera incredibilmente fuori di un soffio. Il Capitano poi si prendeva pure il lusso di esibirsi in una rovesciata in aria, spettacolare ma centrale come un bar di paese. E il Lecce? Il Lecce guidato dal curioso Corini, centrocampista tutto qualità adepto da allenatore alla linea filosofica in versione calcistica di “Camionisti in Trattoria”, era tutta sostanza e speculazione. Una squadra esegeta di quello che definiremmo, per concederci una sincerità passibile di denuncia “un calcio merda”, che però in Italia ha portato innumerevoli fortune, vittorie e trofei e che ha quindi la più che fondata dignità di esistere. Una speculazione cinica ma tremendamente efficace, da palazzinari romani, di chi sale in Laguna con la chiara idea di fare meno danni possibili in vista del ritorno. Bene, l’obiettivo può dirsi raggiunto, visto che il risultato in fin dei conti può stare ben stretto al VeneziaMestre. Un colpo di testa debole debole di Stepinski era tutto ciò per cui ci si può sforzare di ricordare i giallo rossi in attacco nel primo tempo. Invece l’occasione più clamorosa era nostra, al minuto 39: numero da foca di Gardaland di Bagnetto Senza Lacrime e palla a Forte, che tirava una minella di quelle sincere su cui Gabriel ci diceva ancora di no perentorio come una ragazza dei Neri per Caso. Il primo tempo si chiudeva così, con tanto dominio e due casi di Var dubbi quanto beatamente ignorati dal Jocelyn dell’Aia in regia di moviola.  Tempo di rammaricarsi il giusto e cercare di recuperare una respirazione un minimo percettibile nell’intervallo che, al rientro nel prato del Penzo, il VeneziaMestre piazzava quello che sarebbe diventato il gol vittoria. Maleh si trasformava in Scorpion di Mortal Combat e arpionava una palla in area disegnando un assist magico per Forte che insaccava con un diagonale basso. Tripudio, esultanza, commozione. E anche un po’ di fisiologica apprensione. Ma il Lecce rimaneva disciplinato, disinteressato e rintanato; di affondare il colpo non ci pensava nemmeno. Così, anche se di tempo da giocare ce ne era ancora molto, di gioco se ne vedeva poco, a parte una schiacciata a rete di Modolo in stile Mila Azuki, giustamente annullata, e qualche tutt’altro che temibile scampagnata offensiva del Lecce, sventata da Maempaa con la tranquillità di chi non chiede più nulla dalla vita. Finiva quindi così, perché l’Unione di benzina per spingere ancora proprio non ne aveva. 

Ora forse dovrei dire un pensiero arguto, un giudizio efficace, una morale appassionante. Soprassederò, anche perché non mi viene nulla in mente. I fatti però sono evidenti. A casa loro sarà dura. Però siamo vivi, più vivi che mai. Giovedì ci saranno altri 90 minuti. Saranno giorni lunghi, dannatamente lunghi. Molti riprenderanno vizi ormai sopiti, tanti dormiranno poco e male come dopo una sbronza pesante. Sarà dura attendere momenti così. Ma cazzo quanto è bello viverli.

AVANTI UNIONE

IL PAGELLONE

MAENPAA: una semifinale playoff col Lecce può far pensare ad una battaglia campale con tanto di trincee e assalti all’arma bianca, invece il finlandese biancodentato può accontentarsi di una manciata di pezze quelle rare volte in cui i salentini bussano. ASPETTANDO GODOT voto 6,5

MAZZOCCHI: spinge come un dannato per un’ora arrivando spesso al cross e facendo venire il male vivere a Gallo accartocciato come una foglia riarsa. Poi contiene come un rivo strozzato che gorgoglia. FALCO ALTO LEVATO voto 6,5

MODOLO: rientro in grande stile, autorità teocratica in area di rigore, protagonista anche in avanti dove sfiora il gol di testa, di ginocchio, in rovesciata, e poi non pago insacca di mano, prendendosi un giallo buffo. SARTORETTI voto 7

CECCARONI: di fianco al capitano non fanno passare neanche gli spifferi, zero dispersione e massimo risparmio energetico. CLASSE AAA voto 6,5

MOLINARO: rispolverato per l’occasione, tiene una conferenza in diretta nazionale su come si fa il terzino sinistro; esperienza e qualità, scodella dei palloni invitanti a centro area sui quali però le nostre punte non se la sentono di intervenire. Un po’ in debito di ossigeno nel finale. ARGENTERIA voto 7

TAUGOURDEAU: regia di qualità, tecnicamente perfetto, massiccio in copertura e qualitativo nei contenuti. CHLOE ZHAO voto 7 - SVOBODA: entra nel finale per incutere disperazione nel cuore dei salentini. WIENER SCHNITZEL sv

FIORDILINO: si muove con dinamismo, tanta corsa tanta generosità e tanta voglia di rileggere Slum Dunk. RE DEI RIMBALZI voto 6,5 - CRNIGOJ: fiato e muscoli all’ingrosso per il centrocampo nel momento in cui l’avversario produce il massimo sforzo, non che poi sia stato sto grande sforzo. GUARDIA IMPERIALE voto 6,5

MALEH: come sempre Beppe ci mette la corsa tanto da sembrare di avere un uomo in più a centrocampo, dopodichè con una sontuosa giocata da rabdomante pesca Forte in area per il gol del vantaggio. OCCHI DEL CUORE voto 7

ARAMU: svaria sul fronte offensivo come l’artiglieria mobile di Napoleone, pericoloso sui calci piazzati come un cannoniere ottomano, ci prova dalla distanza generando sgomento nelle linee nemiche. MEHMET FATIH voto 6,5 - DEZI: non ha l’impatto devastante avuto contro i cugini di Chievo, fa il suo senza spettinarsi troppo ed attirandosi l’antipatia dell’arbitro che gli fischia contro in continuazione, forse per infrazione di capello fluente. Perchè io valgo. LOREAL voto 6,5

JOHNSEN: a tratti poetico per un’ora, salta avversari come un asceta salta la merenda delle quattro, insegna il significato dell’espressione “non lo tengo” al pur esperto Maggio, e regala a Forte un pallone su cui solo la magia del mago Gabriel può mettere una pezza. KONGE AF NORGE voto 7,5 - DI MARIANO: benzina per contenere e ripartire, nel finale prova una conclusione dal limite andando a danneggiare la sonda cinese su Marte. SPACE RACE voto 6,5

FORTE: primo tempo di sportellate, in cui sembra arrivare sempre quel cincinin in ritardo, e quando riesce a esplodere il sinistro trova un mago Gabriel sugli scudi. Nella ripresa segna un gol importantissimo e gioca una partita sublime per sacrificio e voglia. SQUALO MARTELLO voto 7,5 - BOCALON: pochi minuti per dare pimpanza al reparto offensivo. APOXYOMENOS sv

ZANETTI: 120’ sul groppone e non sentirli! La squadra scende in campo con qualche avvicendamento ma senza l’ombra dei tentennamenti visti col Chievo. Aggredisce la partita tenendo alle corde il Lecce per 60 minuti, per poi difendere senza concedere nemmeno una stretta di mano. Un piccolo rimpianto quello di non averne segnati di più, ma a questi ragazzi è difficile chiedere di meglio. Ora, testa al ritorno! BOBBY FISCHER voto 8