Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

13.12.2021 13:54 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

NO PASARAN

VENEZIAMESTRE - JUVENTUS 1-1

Correva l’anno 1999, il presidente del consiglio era Massimo d’Alema detto er Simpatia, i telefoni cellulari si sarebbero presto trasformati da puri elementi di fantascienza a reali e tangibilissimi canotti tascabili, ma fino ad allora ognuno di noi conosceva ancora a memoria almeno una dozzina di numeri di telefono laddove oggi invece ricordare anche solo il pin di quattro cifre del nostro stesso cellulare è diventato affare niente affatto scontato. L’internet era ancora un’entità sconosciuta, le foto di gattini rimanevano nei cassetti a impolverarsi come è giusto che sia, e la fobia del millennium bug avrebbe di lì a poco preso piede nell’immaginario collettivo senza una reale ragione. Una fotografia di un mondo che suona più vicino ai fasti vittoriani che non alla digitalissima luccicosissima e scimmieschissima era contemporanea. Eppure, amici, è fino a lì che dobbiamo ritornare per andare a ripescare l’ultimo punto che i nostri colori erano riusciti a strappare alla corazzata Juventus. Come dimenticare l’incornata beffarda di Ciccio Pedone a gabbare l’improvvida uscita di Rampulla? Come non commuoversi ripensando al palo di Maniero e alla traversa allo scadere di Ahinful Ahinful lallalallalalalalà? Erano bei tempi, noi ancora non lo sapevamo, ma erano proprio bei tempi: quel giorno, un freddo pomeriggio di gennaio, faceva il suo esordio in laguna un certo Recoba, uruguaiano con passaporto di Marte, che assieme ad una squadra straordinaria avrebbe presto scritto pagine indimenticabili della nostra storia. Nei due anni di serie a che seguirono, contro i bianconeri le gioie non furono molte: un drammatico bagno di umiltà sotto i colpi di Pippo Inzaghi e Alex Del Piero nel 2000, e infine un beffardo 1-2 con Mark Gomorra Iuliano che vanificava il pari di Magallanes inforcando il raddoppio bianconero, non prima di aver commesso un fallo da rigore certamente meno celebre ma probabilmente ancor più netto di quello su Ronaldo, anche in quel caso magistralmente ignorato dalla terna arbitrale, ma non dalla magistratura. Dopo, le deluge.

Fino a stasera. Perdoneranno i gentilissimi lettori per la lunga e cerimoniosa introduzione, ma è importante contestualizzare cosa significhi per i nostri colori fare punti contro una squadra composta da gente che qualche mese fa era a Londra a dominare gli Europei, da fuoriclasse internazionali, da campioni affermati del tuffo olimpionico che solo qualche giorno fa hanno vinto il loro girone di Champions League. Vero, non è la Juventus più brillante che si ricordi, anzi; ma è pur sempre la Juventus, una corazzata per l’appunto, che quando scende al Penzo lo fa sempre e comunque col dovere di vincere, col favore dei pronostici, o mal che vada con quello degli arbitri.

Non faceva eccezione oggi, con i gobbissimi che giungevano capitanati da un agguerritissimo Max Allegri, che sopperiva alla confusione sulle dimensioni del campo con una solida pletora di blasfemie toscane, e che puntavano al bottino pieno contro una Unione che si temeva ancora frastornata dai fattacci di domenica scorsa.

La partita cominciava e per fortuna era subito chiaro a tutti che la follia del secondo tempo contro il Verona era stata subito prontamente ricacciata nei recessi degli inferi, ma ciò di certo non poteva bastare per rendere la sfida in discesa. La Juventus comandava il gioco in maniera sterile, ma dai che ci ridai, ad una certa trovava la deviazione giusta con una ginocchio-stincata di Morata, Alvaro anche lui ma molto meno di Recoba, che sbloccava la partita e ci gettava addosso una piccola dose di sconforto. Dopo tre sconfitte consecutive e la batosta ancora fresca nella memoria, non era facile immaginare un’Unione in grado di reagire prontamente e raddrizzare una gara con un avversario del genere, tanto più che nel corso dell’intero primo tempo la più scorbutica che organizzata difesa juventina aveva facilmente neutralizzato le velleità offensive dei nostri prodi. Ma la ripresa iniziava sotto migliori auspici, con una squadra che scendeva in campo con il piglio giusto ed un avversario che invece commetteva l’errore di abbassare la pressione pensando di poter gestire lo sfogo lagunare. Ben presto su invito cortese di Haps il diez arancioneroverde Aramu trovava la scaloppina vincente battendo Scesni e siglando la quinta pera stagionale. Gioie, esultanze, cori. Tutto molto bello. Il resto della partita non era particolarmente prodigo di emozioni, con una Juventus che provava a riprendere in mano la partita senza mai realmente riuscirci, e confezionando una sola reale palla gol con una sassata ravvicinata di un giocatore X che veniva felinamente messa in angolo da Romero, oggi tornato in versione Uomo Gatto. I nostri ci provavano con concentrazione e con cuore, ma mancavano forse di un briciolo di personalità nei momenti chiave, in particolare con Tessmann e Kiyine i quali a turno trovavano gli spazi, il tempo ma non il coraggio per tentare la scaloppina da ottima posizione.

Ma non è giornata di rimpianti. Un punto contro la Juventus è un punto guadagnato, e non saranno tante le dirette concorrenti che riusciranno a fare altrettanto. Perciò ricominciamo a muovere la classifica, ringalluzziamo la nostra autostima, e pensiamo a questo finale di dicembre che ha ancora tanto da dirci, a cominciare già da martedi quando al Penzo giungerà la meno altisonante Ternana per giocarsi la qualificazione di Coppa Italia. Godiamoci questi momenti, perchè come ricordava oggi stesso capitan Modolo solo poche lune fa ci si giocava le promozioni col Campodarsego, e non è affatto scontato che notti come questa si possano rivivere ogni anno. Godiamocela e ricominciamo a scrutare l’orizzonte con fiducia come Capitan Findus nelle pubblicità dei bastoncini di pesce, la squadra c’è, i ragazzi ci sono, l’ambiente anche. Continuiamo così.

FORZA UNIONE!

IL PAGELLONE

ROMERO: dismette i panni del seminatore di panico delle ultime uscite per riproporsi in una versione solida come le cucine Berloni (almeno stando ai loro proclami). Il balzo con cui neutralizza la banana flambè di Bernardeschi ricorda il miglior Vegeta nella sua lotta contro il malefico Cell. Nel finale si toglie anche il lusso di sbagliare un passaggio potenzialmente sanguinoso, giusto per ricordarci che quello che Romero da, Romero può anche togliere. SUPER SAYAN voto: 7

EBUEHI: sceso in campo con le treccine acconciate “alla bella marinara”, come solo le grandi occasioni richiedono, sfodera una partita ordinata come una coda per l’autobus nella contea di Nottingham. Non che gli spunti siano brillanti e rivoluzionari come le scoperte di Galileo, ma la sua presenza è per lo meno un monito costante che ridimensiona le velleità di conquista bianconere. FRANCO ORDINE voto: 6,5 --- MAZZOCCHI: entra una decina neanche troppo abbondante di minuti, il tempo di tonificare il corpo e arrossire le guancette intirizzite dall’autunno decembrino lagunare. JILL COOPER voto: sv

MODOLO: esordire da titolare in serie A con la fascia da capitano al braccio contro la dominatrice dell’ultimo decennio calcistico italiano, dopo una vita passata a combattere per l’Unione su campi più o meno pittoreschi, più o meno con tribune, più che meno in terra battuta, è proprio quella che i giornali amano definire con una certa generosità “favola”, ma che in questo caso non trova definizione più calzante. Marco Modolo siamo noi, nessuno si senta escluso. CENERENTOLA voto: 7   

CALDARA: per nulla turbato dalle voci che lo vedono una volta di ritorno al Milan, una come nuovo direttore della Ferrari e una come premier traghettatore nel caso in cui Draghi cercasse la scalata al Colle, sfodera la solita prestazione di sostanza limitando gli attacchi bianconeri. Con il rischio di nuovi lockown alle porte, il caldo consiglio è di non muoversi dalla gradevole umidità lagunare prima dell’arrivo dell’estate. SCAPOLO D’ORO voto: 6,5

HAPS: il trottolino amoroso del Suriname gioca una partita gentile e onesta come la donna di Dante mentre saluta, anche se dall’intraprendenza offensiva della marina militare svizzera. Il caso vuole che dai suoi piedi parta l’assist per il gol di Aramu, con grandi benefici per la squadra e la sua valutazione. ALINGHI voto: 6,5

CRNIGOJ: uomo di poche parole, oltre che di consonanti, continua il suo processo di crescita dopo una prima parte di stagione giocata sui livelli di un creme caramel Cameo. Tanto fisico, tanta corsa e qualche buono spunto, anche se la sua proverbiale missilata dalla distanza non è ancora ai livelli dello scorso campionato. CI VUOLE UN FISICO BESTIALE voto: 6,5 --- DOR PERETZ: anche per lui un ingresso di una decina di minuti sufficienti ad instillare una certa apprensione nei prevenuti ottomila del Penzo, timori che presto si rivelano infondati. ANDRA’ TUTTO BENE voto: sv

AMPADU: aggressivo come un operatore telefonico di una compagnia energetica, molesto come un compatriota dopo una serata spesa al pub, distribuisce calcioni come un olimpionico di taekwondo, ballando sul sottile confine dell’espulsione fino a quando il Mago di Valdagno lo spedisce a farsi una doccia sbollentante. CHUCK NORRIS voto: 6 --- TESSMAN: sempre più presente nelle rotazioni arancioneroverdi, entra per proseguire il lavoro da sicario del collega gallese, con un cartellino giallo in meno e una faccia da ragazzo della porta accanto in più. ALBERTO STASI voto: 6

BUSIO: nettamente il migliore del centrocampo unionista, detta i ritmi come un insegnante di danza contemporanea, disegnando le geometrie della squadra e cercando anche la gloria personale, senza che il vento del destino soffi alle sue spalle. GARRISON ROCHELLE voto: 6,5

ARAMU: si dedica lungamente al lavoro oscuro, spiando per conto del Kgb la dirigenza juventina in tribuna e raccogliendo informazioni sul passato da attivista politico di Kaio Jorge. Poi, improvviso come la puntura di uno scorpione, scocca un tiro alla Chalanoglou che fa secco l’impronunciabile polacco e fa esplodere stadio, curva e un insospettabile pompiere a bordo campo. CUPIDO voto: 7,5

HENRY: solita partita a bordo di un autoscontro, si trova a dover combattere contro cani rognosi di altissimo livello, prendendo una quantità generosa di legnate che non lo mettono però al tappeto. Ci prova con un tiro da fuori e una conclusione meno ambiziosa di Pippo Civati, troppo poco per lasciare rimpianti per ciò che non è stato ma poteva essere. SPARRING PARTNER voto: 6 --- FORTE: entra il tempo giusto per sentire l’appoggio e la riconoscenza del Penzo, troppo poco per mettere in mostra una indubbia voglia di spaccare il mondo. QUELLA SPORCA DECINA voto: sv

JOHNSEN: il Backstreet Boy della Mestre bene si danna per tutto il campo come chi ha perduto l’amore della vita, confondendo le acque della laguna fino a confondere se stesso. Sta piano piano ritrovando i suoi colpi, non resta che mettere ordine ai grovigli del suo gioco per ritrovare il campioncino ammirato in tempi neanche così lontani. RASKOLNIKOV voto: 6 --- KIYINE: entra per dare un po’ più di razionalità alla manovra unionista, ma il passo è lento come la burocrazia del Bel Paese, le scelte non proprio ottimali e tutta una serie di altri dettagli che farebbero propendere per una leggera insufficienza, trasformata in un sei politico per meriti sportivi della squadra. BUEN VIVIR voto: 6

ZANETTI: che ormai San Paolo abbia affiancato Todaro e Marco tra i protettori della città è cosa ormai nota. In una settimana scarsa resuscita una squadra reduce da una batosta morale capace di stendere un rinoceronte burbero strappando un punto alla blasonatissima Juventus. Fino a quando le sue sacre terga poggeranno sulla nostra panchina, potremo scrutare l’orizzonte con la serenità di chi scruta il mare in una splendida giornata primaverile. RE MIDA voto: 7,5