Tre spunti su Empoli - Venezia: 19 anni dopo torniamo a vincere in A

Tre spunti su Empoli-Venezia: appuntamento settimanale per parlare a ruota libera di 3 argomenti tratti dalla partita del weekend.
13.09.2021 08:00 di  Davide Turco   vedi letture
Tre spunti su Empoli - Venezia: 19 anni dopo torniamo a vincere in A
© foto di veneziafc.it

Tre spunti sulla prima vittoria stagionale della Squadra (con la S maiuscola) di Zanetti, che in casa dell’Empoli ha finalmente dimostrato la propria “adeguatezza” a questo campionato di A.

1. LA VECCHIA GUARDIA

Per svoltare dopo le brutte figure delle precedenti settimane, Zanetti si affida alla sua “vecchia guardia”, che rispetto ai nuovi “sa già quello che lui chiede”. Lezzerini, Mazzocchi, Ceccaroni, Molinaro, Vacca, Fiordilino, Aramu, Johnsen non solo tatticamente sanno quello che lui vuole, ma soprattutto portano in campo quella mentalità che l’anno scorso ha permesso loro di compiere il miracolo chiamato promozione. E allora si ritorna a vedere attenzione, abnegazione, tenacia, coraggio, spirito di sacrificio, oltre a un controllo del gioco che, soprattutto nella prima mezz’ora, ha fatto sembrare l’Empoli una squadretta qualsiasi, e non quella squadra idolatrata da qualsiasi media nazionale per una intera settimana dopo la vittoria allo Stadium.

Vacca, finché ne ha, domina il centrocampo smistando palloni e gestendo il ritmo in maniera egregia, coadiuvato da un infinito Fiordilino; Ceccaroni concentratissimo non sbaglia un anticipo; Mazzocchi fa su e giù per la fascia un numero di volte indefinito e fa un anticipo al 98esimo che mi ha fatto baciare la sua maglia più e più volte; Molinaro, subentrato a un intimorito Schnegg (tanto da avere giramenti di testa), usa tutta la sua esperienza per contenere gli attacchi dell’Empoli; e infine Aramu, che torna dopo la squalifica e non a caso insieme a lui torna anche il gol, nato, tanto per cambiare, da un’invenzione del suo mancino. Purtroppo, esce dopo appena una trentina di minuti per evitare uno stiramento che lo avrebbe tenuto fuori a lungo (incrociamo le dita che si sia fermato in tempo).

Se per vedere il vero Venezia occorreva affidarsi in larga parte alla vecchia guardia, ben venga la massiccia presenza degli eroi dell’anno scorso, aspettando che anche i nuovi possano ben comprendere cosa Zanetti chiede loro e possano acquisire quella mentalità che la buona e cara “vecchia guardia” ha dimostrato, da ormai più di un anno, di avere.  

2. I NUOVI: CALDARA, BUSIO, HENRY e OKEREKE

Se prima abbiamo parlato di ciò che hanno portato in campo i “vecchi”, bisogna anche parlare di quelli che la partita la hanno decisa, ovvero i nuovi.

“Okerechiii?”, “Henry ha segnato solo in Belgio”, “perché secondo te il Milan ha venduto Caldara?!”, “Busio sopravvalutato”, “era meglio prendere gli italiani” e via così.

È stata una settimana in cui sui social si è letto di tutto. Risultato di tutto ciò?

Caldara a mio modo di vedere è stato il migliore in campo, sempre preciso, concentrato e in perfetta sintonia con CeccaWall. Spesso in anticipo sugli attaccanti, si è concesso anche qualche sgroppata palla al piede che ha vagamente ricordato il Caldara versione Gasperini, che aveva fatto innamorare di sé il calcio italiano, “dopo aver giocato con Gasperini qualcosa dentro rimane sempre” dice lui, e noi finché gioca così ce lo godiamo volentieri.

Busio gioca 90 minuti da veterano, sia da mezz’ala sinistra, dove sembra più libero e meno in ansia, sia da regista, dove questa volta non sbaglia nulla dando anche una grande mano alla difesa negli ultimi minuti di affanno. La sensazione è che il ragazzo, oltre ad avere un piede più che raffinato, sia sempre al posto giusto e non tolga mai la gamba nei contrasti, risultando spesso efficace anche in fase difensiva. il ragazzo difficilmente questo anno uscirà dal campo e dimenticavo… ha DICIANNOVE anni.

Henry sembra davvero essere il 9 di cui avevamo bisogno. Non me ne voglia Ciccio Forte, che sicuramente dimostrerà in futuro di essere un giocatore da Serie A, ma in questo campionato è troppo importante avere un giocatore che sappia tenere su la palla quando serve, sappia gestire i tempi in maniera ottimale e, non da trascurare, che dia una mano sulle palle inattive con i suoi centimetri. Oltre alla prima zampata che ci ha finalmente sbloccati da quello “zero”, ad impressionarmi è stato proprio tutto il lavoro sporco fatto dall’ariete veneziano, sempre messo bene col corpo, sempre in controllo del pallone e dei tempi offensivi. Davvero troppo importante un attaccante che faccia tutto ciò, augurandoci che questo possa anche essere il primo di tanti gol.

Infine, il capolavoro di giornata lo fa il “David” veneziano Okereke. Zanetti prima di mandarlo in campo gli dice “La partita è tua: entra e spacca tutto, bestia!” e lui lo prende alla lettera. Praticamente alla prima palla toccata si fa 60 metri palla al piede, serpeggiando tra tre difensori e infilando sul palo lontano ‘tegoina’ Vicario (sempre nei nostri cuori). Dopodiché, visto che 60 metri non gli sono bastati, allunga la sua corsa fino a sotto il settore ospiti battendosi la mano sul logo (ah no) più volte. A questo 23enne nigeriano sorridente sembra proprio impossibile non volergli bene. SE SEGNA OKEREKE SE SEGNA OKEREKEEEE

Quindi, visti i risultati, per me se volete continuare a sparare sentenze fate pure… ma non sarebbe forse il momento di supportare questi ragazzi?

3. L’IMPORTANZA DI ESSERE SQUADRA

Punto uno e punto due di questo articolo, ovvero la netta distinzione tra vecchi e nuovi, dovrà essere sempre meno citata da qui in avanti. Mi impegnerò a tal riguardo.

Questo perché per arrivare a fare qualcosa di grande è troppo importante amalgamare nuovi e vecchi, tornare a essere squadra, a fare la corsa in più per il compagno, ad aiutarsi, a giocare uno per l’altro, a parlare una lingua comune, per raggiungere un obiettivo comune.

Zanetti l’anno scorso è stato bravissimo in questo senso, e vuole ripetere il capolavoro anche quest’anno: “L’anno scorso la situazione era diversa, nel senso che il Venezia era una squadra vera sotto tanti aspetti, forse più “scarsa” di oggi, ma vera”.

Questo spiega la decisione di arrivare ad Empoli tre giorni prima per stare un po' tutti insieme in ritiro, lontano da famiglie e amici, e conoscersi meglio. Non un ritiro punitivo quindi, bensì una vera e propria operazione di team building perché, come dice Zanetti, “non è tanto importante essere amici fuori dal campo, ma bisogna esserlo in campo” e certamente per costruire questo tipo di mentalità bisogna imparare a stare insieme, bisogna conoscersi, bisogna diventare una famiglia.

In questa famiglia c’è spazio anche per ognuno di noi, ma ognuno deve fare la propria parte.

Questa famiglia da domenica con tutta probabilità avrà una nuova casa, più bella ed accogliente.

Per costruire questa nuova casa sono serviti 100 giorni di lavoro continuo ed oltre 3 milioni di euro di investimento.

Quindi domenica vediamo di riempirla di passione e di arancioneroverde per dimostrare di essere davvero una grande ed unica FAMIGLIA che rema verso un unico obiettivo.

Ne abbiamo bisogno tutti, forza fioi!