ESCLUSIVA - Pellegrino: "Ho giocato poco, ma la Reyer esperienza unica"

02.07.2020 18:18 di  Giuseppe Malaguti  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA - Pellegrino: "Ho giocato poco, ma la Reyer esperienza unica"
© foto di Umana Reyer Venezia

Intervista a Francesco Pellegrino ex lungo dell’Umana Reyer Venezia che da poco ha lascito il club orogranata.

Buonasera Francesco e grazie per la sua disponibilità. La prima domanda che le poniamo è questa: che stagione è stata quella con vissuta a Venezia con la Reyer?

“Questa con Venezia era la mia seconda stagione in Serie A1. È stato l’anno dove sicuramente ho appreso e imparato di più. Soprattutto a livello tattico, allenarsi e giocare con le dinamiche di una squadra che è abituata a confrontarsi a livelli altissimi sia in Italia che in Europa è stato importantissimo per me e per la mia crescita. Il primo impatto è stato spettacolare in riferimento allo staff e poi potersi allenare con giocatori come Gasper Vidmar o Mitchell Watt, nel ruolo di lunghi, è stato straordinario. D’altronde parliamo di un club storico della nostra pallacanestro che ha vinto tanto. Devo dirlo, è stata una esperienza fantastica”.

Si aspettava/sperava di giocare di più o poteva prevedere un utilizzo limitato come poi è stato in campo visto la qualità e la profondità del roster orogranata?

“Si potevo pensare di giocare forse un po’ di più, ma stiamo parlando di un roster, quello dell’Umana Reyer, di 15 atleti dove davanti a me c’erano giocatori che hanno fatto l’NBA, giocatori campioni d’Europa con la propria nazionale, un organico di una qualità incredibile. Ripeto, sono contentissimo di aver giocato con loro”.

La splendida partita di EuroCup con Rytas Vilnius (ricordando che il centro siciliano giocò 15 minuti eccellenti totalizzando 8 punti con 4/4 dal campo, 3 rimbalzi, 1 assist e 1 stoppata). Preparato nel farsi trovare così pronto. Le sue sensazioni di quella serata?

“Io ero prontissimo, in realtà lo ero per ogni partita. Non vedevo l’ora di entrare sul parquet e così è stato. È stato bellissimo perché c’era tutto il pubblico che faceva il tifo per me, non avendomi sostanzialmente mai visto giocare, per me è stata davvero una bella esperienza legata anche al fatto dei mie compagni di squadra avevano fiducia in me e mi cercavano di sovente passandomi la palla. Questa cosa di solito non succede, tendenzialmente si coinvolgono di più i giocatori che giocano tanti minuti, peraltro la partita era giocata punto a punto -Venezia vinse 76-74- questo a dimostrazione di un gruppo molto coeso". Infatti in questo momento, secondo me, la vera forza della Reyer è proprio il gruppo. Questa unità mi ha colpito tantissimo perché in altre squadre questo non succede e invece in una squadra comunque di campioni come Venezia è la prima cosa; devo dire questo è accaduto anche a Capo d’Orlando con Gianluca Basile. Ricordo il “Baso” trattare e coinvolgere i giovani della squadra come se fossero dello stesso suo livello e questo atteggiamento fa sempre la differenza.”    

La vittoria delle Final Eight. Che gioia è stata?

“Le Finale Eight di Pesaro sono state qualcosa di incredibile. Siamo arrivati da ottavi; aver vinto il trofeo battendo grandissime avversarie è stato una soddisfazione immensa. Per quanto mi riguarda ho fatto la maggior parte delle partite in tribuna, ma tifavo come fossi un ultras, mi mancava solo lo striscione. È stato e sarà per me sempre un ricordo incancellabile pur non avendo giocato, ma qui si parla di squadra. Devo dirlo, in un gruppo come quello dell’anno scorso, giocare o non giocare può fare la differenza ma nemmeno troppo. Abbiamo vinto tutti insieme.  

Il suo futuro?

“Il mio obiettivo sarebbe quello di continuare a giocare nella massima serie. Sicuramente in questo momento siamo in una situazione storica non semplice. Presumo che quest’anno tanti giocatori dovranno fare dei sacrifici: sia dal punto di vista economica che da quello di scelta di categoria. Anche io, come tanti altri colleghi, sarò disposto a fare dei sacrifici per forza di cose. A me comunque va bene così perché sono innamorato della pallacanestro”.

Per chiudere ancora sulla Reyer.

“Alla fine sono dispiaciuto di essere andato via, ma capisco le dinamiche di questo sport, ma soprattutto di una società come Venezia altrettanto dinamica sia dal punto di vista del mercato che da quello degli obiettivi”.