Il VeneziaMestre cade anche a Verona

04.03.2019 12:33 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Il VeneziaMestre cade anche a Verona

In un mondo di cechi, l’orbo è un re. Ed in una sfida tra due formazioni in evidente emergenza è il Verona ad uscirne vincitore nonostante una prova piuttosto opaca. Al VeneziaMestre era chiesta una reazione d’orgoglio, e tra il grigio delle ultime settimane qualche piccola sfumatura di colore rende meno drammatica e frustrante una situazione che prima di Natale si sarebbero aspettati in pochi.

Alla presentazione ufficiale di ottobre Zenga era stato di parola, per lui non contavano i numeri, i moduli, ma l’idea, la filosofia di calcio. E dopo un girone intero non si può che dargli atto, il camaleontismo di questa squadra è lampante; ma di idee e principi di gioco se ne vedono ben pochi. Dalla piccionaia del Bentegodi, in un settore ospiti frammentato più che mai, saltano agli occhi tutti i limiti tecnici e geometrici di questa formazione. La mancanza di movimento degli attaccanti, l’assenza di sovrapposizioni sulle fasce, la spaccatura tra i reparti, e soprattutto la lentezza nelle ripartenze, problema numero uno di una squadra costruita proprio per attivare la dinamicità degli esterni d’attacco. Nel posticipo serale l’allenatore milanese decide di riproporre la difesa a tre a protezione di una retroguardia inedita, ma la soluzione costringe al sacrificio di Lombardi come quinto di centrocampo, un errore che l’Unione pagherà a caro prezzo in occasione del gol, quando la diagonale difensiva schiaccerà lo stesso esterno ex Lazio ad una chiusura complicata e tardiva su Di Gaudio. E’ il vantaggio gialloblu e per gli ospiti è notte fonda. L’uomo ragno comprende l’errore tattico e si passa alla difesa a quattro, ma le fasce sono troppo sguarnite e gli esterni scaligeri hanno vita facile. In mezzo al campo è zona di trincea, non certo l’arena adatta per Bentivoglio che soffre l’atletismo veronese come non mai, mentre Schiavone e Segre cercano di tamponare come possono, difettando di qualità in fase di rimessa. Si va all’intervallo con il Verona meritatamente avanti e con un VeneziaMestre pericoloso solo con Lombardi dalla distanza.

Nella ripresa è un altro match, con gli arancioneroverdi più spigliati ed aggressivi. L’ingresso di St Claire disegna un 4-2-3-1 che riesce ad accendere la manovra veneziana, consegnando però agli uomini di Grosso ampi spazi per i contropiedi. L’Unione trova la trequarti con maggior costanza, ma al centro dell’attacco Bocalon fa una fatica enorme nel reperire palloni giocabili mentre Di Mariano conferma il suo periodo negativo non riuscendo a liberare l’idea giusta. Nonostante la pressione lagunare la carenza di qualità negli ultimi venti metri costringe la truppa di Tacopina a giocate personali prive di mordente, mentre i gialloblu sprecano l’impossibile.  A mantenere la partita in bilico ci pensa san Vicario, sempre più protagonista di questo team, che a metà ripresa respinge il rigore di Pazzini. La curva veneziana, o almeno la parte più rumorosa di essa, si scalda quando gli arancioneroverdi spingono alla ricerca del pari. Zenga da fondo a tutte le risorse offensive, giocandosi le carte Vrioni e Citro. Il finale è quantomeno interessante, ma la fortuna non gira nemmeno nella terra di Romeo e Giulietta e per il VeneziaMestre arriva la terza sconfitta in una settimana.

A differenza delle ultime uscite, ed al cospetto di una formazione decisamente di un’altra categoria, s’è visto qualche sprazzo di vera Unione; decisamente troppo poco per uscire con dei punti dal Bentegodi, ma appena sufficienti ad accendere una flebile speranza di uscita da questo tunnel di depressione. I giocatori, nel secondo tempo, hanno dimostrato di crederci ed esser pronti a lottare per questa gloriosa maglia. La consapevolezza di esser totalmente invischiati nella zona playout è il primo passo per invertire la rotta, e la sensazione è che una vittoria potrebbe sconvolgere nuovamente il morale di questi ragazzi. Tutta la città attende la decisione da oltreoceano del patron, che dopo aver speso parole al miele per il suo tecnico per parecchie settimane deve scegliere se rinnegare sé stesso o concedere ancora qualche giorno all’allenatore milanese. Zenga che sembra aver ritrovato almeno la sua proverbiale grinta ed ironia, buon segnale in vista di un finale di stagione da vivere con il coltello tra i denti. Se sarà l’ex portierone interista a portare questo campionato in porto o qualcun altro lo si scoprirà nelle prossime ore, quando dirigenza, staff tecnico e pure qualche responsabile della tifoseria avranno il duro compito di vagliare la strada giusta per il bene del VeneziaMestre. Avanti Unione!