Recoba e Amantino Mancini, il passaggio di due campioni a Venezia

30.03.2020 17:03 di  Davide Marchiol  Twitter:    vedi letture
Recoba e Amantino Mancini, il passaggio di due campioni a Venezia

Siamo tutti blindati in casa (si spera, se siete fuori senza un motivo valido... ma cosa state facendo?!)  e parlare di futuro è da evitare. Un po' perchè qualsiasi ipotesi che possiamo darvi può essere smentita nel giro di giorni, ore, addirittura minuti in certi casi, ma anche un po' perchè, se ascoltiamo le disamine degli esperti, c'è da mettersi le mani nei capelli. Non ci resta quindi che scavare nel passato per cercare di distrarci un po' da un'emergenza che ci sta veramente bombardando la testa.

Spesso parlando di Venezia solo chi ha vissuto la realtà lagunare riesce a ricordare dettagli, partite, profili passati sotto l'arancioneroverde. Eppure, se guardiamo bene la storia, se studiamo, noteremo subito che invece la realtà lagunare, per quanto tribolata, ha vissuto anche periodi di gioia, con alcuni campioni che hanno calcato il terreno del Penzo prima di spiccare definitivamente il volo. I tifosi dei Leoni sanno benissimo che "El Chino" Recoba ha giocato in A sotto il gonfalone. Chissà se se lo ricordano tutti. Intanto però non si può non ricordare le sue gesta. Nel gennaio 1999 l'urugaiano è in fondo nelle scelte di mister Simoni prima e Lucescu poi. Il Venezia è invece in fondo alla classifica e ha un disperato bisogno di rinforzi per salvarsi. Ecco dunque che nasce un prestito che permette ai tifosi, per una volta, di sognare. La coppia Recoba-Maniero funziona alla grande e gli arancioneroverdi risalgono nella graduatoria. Da lì poi Alvaro diventerà una pedina importante per i nerazzurri e molto lo deve a quei sei mesi in Laguna.

Fortuna inversa invece ebbe un altro giocatore che avrà un futuro luminoso (come calciatore almeno), ovvero Amantino Mancini. Nel gennaio 2003 il DS della Roma Franco Baldini lo nota e lo compra dall'Atletico Mineiro. Un esterno veloce e con un ottimo senso del gol, il brasiliano però paga duramente l'adattamento all'Italia e un rapporto mai sbocciato con mister Bellotto, che lo tiene in panchina e lo usa con il contagocce. Tredici presenze in Serie B comunque arrivano, a fine anno il ragazzo rientra a Roma e Fabio Capello (non uno qualunque) decide di farlo diventare una delle ali titolari della sua Roma. Insomma, non sarà sbocciato in Laguna, ma è un altro tassello di una storia come quella del Venezia che molti ignorano, ma che in realtà andrebbe rivalorizzata.